PROPOSTA DI MODELLO DELLA SALVAGUARDIA DELLA BIODIVERSITà DEGLI ECOSISTEMI STAGNO IN PRESENZA DI PROCAMPARUS CLARKII
L’arrivo del gambero della Luisiana ha stravolto tutti i parametri ecologici degli ecosistemi acquatici, tanto che si può parlare tranquillamente di un “prima dell‘arrivo del gambero e di un dopo”.
Le attività antropiche ed il disinteresse generale nei confronti degli abitanti dei fossi e degli stagni aveva già fortemente compromesso l’esistenza di habitat adatti ad accogliere tritoni, rane, rospi, raganelle, insetti e gasteropodi acquatici, ecc.
Ma, se prima dell’arrivo del gambero era possibile parlare di ricomposizione naturale di habitat adeguati, al riparo dall’inquinamento, adesso non è più possibile.
La capacità dell’”alieno” di raggiungere e colonizzare qualsiasi raccolta d’acqua, anche la più remota, o addirittura all’interno di centri abitati, ha dello stupefacente.
E dove arriva è disastroso.
Non solo preda tutti gli animali, ma si mangia persino le piante acquatiche … alla fine nel fosso restano solo gamberi che si mangiano tra di loro.
è possibile parlare ancora di salvaguardia della biodiversità acquatica con queste premesse?
Nel nostro Circolo abbiamo scoperto il tallone d’Achille del gambero!
Un po’ casualmente, come avviene spesso per molte scoperte ma, bisogna dire fortunatamente, perché è l’unico elemento che ci permette di eludere la sua azione nefasta sugli ecosistemi acquatici.
Tutto è partito dalla costruzione dello stagno didattico nella scuola elementare di Camponogara circa trent’anni fa.
Nel tempo, con la diminuzione nel nostro territorio di habitat adatti al tritone, per motivi antropici, ci siamo resi conto che accanto alle finalità educative lo stagno artificiale era una risposta anche alla conservazione.
Così abbiamo costruito altri stagni, alcuni in terreni dove il gambero è presente. Ci aspettavamo di dover difendere gli stagni dal suo arrivo, ma non ce n’è stato bisogno.
Ci siamo chiesti come mai e qui è avvenuta la scoperta che può salvare tutta la biodiversità degli habitat acquatici dal distruttore americano.
Il gambero è un crostaceo ed è cannibale: questi sono i motivi per cui diventa indispensabile per lui farsi una tana in cui rifugiarsi nel momento della muta.
Negli stagni impermeabilizzati non può farsi la tana e questo è il motivo per cui, fortunatamente, non li frequenta.
Abbiamo pensato, allora, di divulgare la nostra scoperta e proporre il nostro modello di salvaguardia della biodiversità a tutti gli altri Circoli di Legambiente e a qualsiasi altra realtà possa, in qualche modo, essere in grado di porlo in atto.
Gli stagni artificiali sono di facile realizzazione, basta scavare un alveo largo tre metri e profondo ottanta centimetri con le sponde ad inclinazione dolce. La lunghezza è a piacere, essendo il telo impermeabilizzante largo quattro metri e lungo venticinque. Il costo del telo è 3-4 euro al mq, per cui 150 euro sono sufficienti per realizzare uno stagno lungo nove metri, che è la misura che consigliamo per facilitare la manutenzione.
Manutenzione non impegnativa in quanto consiste, principalmente, nel togliere parte delle piante acquatiche in autunno.
Una volta realizzato lo scavo e sistemato il telo occorre rimettere parte del terreno scavato prima che lo stagno cominci a riempirsi d’acqua con le piogge: lo strato deve essere di 5-6 cm su tutto il fondo e di 30-40 cm all’inizio e alla fine del fossato, per favorire l’alloggiamento di piante radicanti e fuoriuscenti dalla superficie dell’acqua, come sagittaria, butomus, iris, ecc.
Per la sistemazione della altre piante e per l’introduzione della fauna rimandiamo la spiegazione agli eventuali diretti interessati, in quanto modulabile in base a variabili locali delle esigenze ecosistemiche.