Colgo lo spunto dalla “Sfida all’Europa”, fatta dagli agricoltori della Coldiretti che hanno di fatto bloccato tonnellate e tonnellate di merce in transito al valico del Brennero; merce spacciata come prodotto italiano o in attesa di divenire tale e che con l’Italia non aveva nulla a che fare.
Qualcuno chiederà perché un accostamento con Legambiente ma io non ritengo giusto limitare alle tematiche ambientali/territoriali, quanto avviene quotidianamente anche e soprattutto in campo alimentare nel nostro paese, nell’indifferenza più assoluta.
Vorrei partire da lontano, perché è giusto che sia così e perché è proprio da lontano, dalla fine della guerra e di conseguenza dall’avvio di quella stagione di frenetico benessere, comunque giustificabile, considerando la fame e le privazioni patite dalla maggior parte degli italiani di quel tempo. La maggiore sensibilità verso i temi ambientali che attualmente ci porta a una più specifica attenzione nei confronti della natura che ci circonda, nasce dalla consapevolezza dei tanti guasti provocati nella coltivazione del territorio, specie in anni passati (chi non rammenta la persuasiva opera di convincimento nei confronti dei contadini, nell’uso di fertilizzanti chimici, antiparassitari che rischiavano di ammazzare uomini anziché insetti? Quando al contadino veniva fatto intravedere un lauto e maggiore guadagno con l’impiego di tali sostanze che garantivano il raddoppio del raccolto con minore fatica? Ora se ne stanno accorgendo anche gli stessi, che prima esultavano e che adesso cercano di tornare alle origini di neanche tanti anni fa). A volte dimentichiamo che finita la carica emotiva, una successiva visita in uno dei qualsiasi discount disseminati nel territorio, con relativa spesa di prodotti necessari, ci porta a fare passi indietro rispetto ai tanti buoni propositi fatti poco prima. Ora è innegabile che in una famiglia media, quattro persone magari con anziani, è assolutamente necessario fare quadrare il bilancio; è altrettanto vero che in nome del denaro e del suo risparmio, non si possono acquistare prodotti, fatti e confezionati non certo per accontentare il palato ma per soddisfare esigenze economiche /commerciali che mettono al primo posto il guadagno in termini assoluti, a scapito della qualità, spesso spacciata per tale, con una sapiente campagna pubblicitaria fatta ad Hoc e pagata da noi, oltretutto. Quando un prodotto di nicchia diventa, “per pochi”, che se lo possono permettere, si presenta al cliente un prodotto similare che costa non la metà ma un prezzo leggermente inferiore; voilà il gioco è fatto, ci cascano tutti, il guadagno sale, la qualità scende e la gratificazione di avere un prodotto “in” è alta…
Se finita la guerra c’era quell’ansia ossessiva di recuperare i kg. persi e le cose buone dimenticate, ora si guarda più alla linea che alla sostanza e non importa come o con che cosa è fatto (costruito direi io), il biscotto, il crackers di turno o altro; l’importante è che sia di gusto gradevole, sazi e non faccia ingrassare, ovvero la chimica sostituisce la genuinità di un prodotto che altrimenti sarebbe considerato/giudicato non commestibile; dai giovani in primis che non avendo ricevuto debiti insegnamenti dai genitori ormai in tutt’altre faccende affaccendati, si rivolgono alla pubblicità quale unica fonte di informazione per nutrirsi, oltre al passaparola magari alla moda, il tutto in modo completamente sbagliato. Si comincia solo adesso a correre ai ripari perché solo adesso si delineano i guasti alimentari dopo una o più generazioni abituate a mangiare in maniera a dir poco vergognosa (ti accontento basta che tu stia zitto, ho altro da fare oppure non ho tempo e altre amenità del genere) anche se a dire il vero non voglio fare di ogni erba un fascio, c’è anche chi a queste cose ci pensa ma sono sempre una minoranza. Se in America spacciano un certo Parmesan per Parmigiano Reggiano, fatto con cosa non si sa, che se lo mangino pure loro; lo stesso dicasi per centinaia di altri articoli spacciati come made in Italy. Spesso da noi arrivano prodotti semilavorati dall’estero, merce di scarsa per non dire pessima qualità che debitamente trasformata ci viene propinata a noi italiani come un prodotto nostrano magari DOP. Per fare un esempio 100.000 kg di latte proveniente dalla Polonia e dalla Germania e destinato ad aziende di trasformazione italiane. Cosce di maiale crude dirette in Emilia, cagliate per “costruire” formaggi, provenienti dal Belgio. Per non parlare del pane e della pasta le cui farine??????????
Se torniamo al blocco degli agricoltori della Coldiretti al Brennero, è stato per certi versi etichettato come una protesta per un danno economico alla categoria. Ora di tutto si può accusare un contadino, tranne che il suo lavoro non sia fatto con scrupolo, professionalità (una volta era la saggezza tramandata di generazione in generazione) e passione. Se così non fosse, non lo farebbe questo mestiere faticoso, ingrato, con scarsa sicurezza economica e che lui stesso non considera tale. Non può accettare e vedere gente senza scrupoli che spaccia per genuini prodotti che ormai non sono più agricoli ma industriali; lo hanno fregato una volta con la chimica, sta ritornando alle origini e non ne vuole più sapere di altre diavolerie. Spera che i suoi prodotti vengano apprezzati per il loro gusto genuino e non per quello artefatto; per la qualità ottenuta con passione e fatica; spera che chi trasformerà i suoi prodotti lo faccia in modo onesto e pulito magari con meno guadagno ma più soddisfazione. E, soprattutto, spera che il cliente, giustamente attento al portafoglio, lo faccia anche per la sua salute, della quale ci si accorge ormai sempre quando è troppo tardi; a volte ci si compiace del gesto eclatante, fine a se stesso, per quanto nobile possa essere, senza comprendere che le cose si possono cambiare con piccole, costanti, attenzioni quotidiane, rendendo irricevibile ciò che ci viene imposto dall’alto; in questo caso siamo noi utilizzatori finali ad avere il coltello dalla parte del manico, sempre se lo vogliamo, ovvio.
Per concludere, visto che ormai il Natale è alle porte e che questi sono giorni dedicati per eccellenza al consumo, fate tesoro di quanto ho scritto (so che magari qualcuno dirà che sono un guasta feste) ma fate attenzione nei vostri acquisti, non comperate solo con gli “occhi” come una foto di un Resort in vacanza. C’era una volta la cucina povera ma ricca di gusto perché si cercava di sopperire con la fantasia alla cronica mancanza di materie nobili destinate allo sperpero, piatti che altrimenti sarebbero stati insignificanti e insipidi.
Mi permetto di suggerirvi alcune ricette per il pranzo natalizio, sono di semplice esecuzione e anche abbastanza economiche, ho cercato di fondere vecchie e nuove esigenze, spero di avervi fatto cosa gradita.
Tagliolini al radicchio di Treviso
Dosi x 4 persone
400 gr. di radicchio di Treviso tardivo
200 gr. di vitello macinato fine
60 gr. di scalogno
60 gr. di olio di oliva
1 bicchiere di prosecco
Sale e pepe
400 gr. di tagliolini meglio se freschi
Saltare la carne in 20 gr. di scalogno e olio di oliva, con il rimanente olio e scalogno, saltare il radicchio tagliato a striscioline piccole, unire la carne, lessare i tagliolini e padellare il tutto con formaggio parmigiano
Orata al forno
In questa stagione le trovate di allevamento sono economiche e ottime come quelle pescate in mare.
Per 4 persone:
Un’orata da 800 gr. o due equivalenti, un limone, una cipolla, uno spicchio d’aglio, un ciuffo di prezzemolo, un po’ di menta foglia, un bicchiere di vino bianco secco, olio, sale e pepe.
Pulite l’orata, anzi fatevela pulire dal pescivendolo è meglio; mettetela in una pirofila con qualche cucchiaiata d’olio, e l’aglio intero; quando sarà rosolata bagnatela con il vino, salate e pepate, cospargetela di cipolla e prezzemolo tritati finemente, con qualche fettina di limone e menta e fate cuocere in forno per 30/35 mn. a 180°.
Finocchi allo zafferano
Per 4 persone:
Due finocchi grossi o equivalente, una cipolla, brodo vegetale q.b. erba cipollina, una bt. di zafferano, sale e pepe, olio.
Pulire i finocchi e tagliarli a spicchi, tritare la cipolla, soffriggerla con olio e sale, unire i finocchi e insaporire per due minuti. Sfumare con un po’ di vino bianco e bagnare con il brodo, proseguire la cottura per 15/20 mn.; sciogliere lo zafferano in poco brodo caldo e aggiungerlo ai finocchi. Altri due minuti di cottura e il piatto è pronto.
Torta al cioccolato fondente
2 etti di cioccolato fondente, gr. 80 di burro, 4 uova, 1 etto di zucchero, 2 cucchiai di fior di farina.
Mescolare i rossi d’uovo con lo zucchero e la farina, sciogliere a bagnomaria il burro e cioccolato; mescolare assieme cioccolato e uova, montare a neve ferma le chiare d’uovo, e amalgamarle al resto con delicatezza. Versare in una pirofila bassa (meglio se di vetro) per 30 mn. in forno a 200°,
spolverizzare a freddo con zucchero a velo.
Buon Natale a tutti voi, quindi, spero di esservi stato d’aiuto nel realizzare il vostro pranzo natalizio anche se: “Mala tempora curano”
Ambientalino