Per la prima volta dopo 3 milioni di anni, la CO2 nell’aria supera le 400 ppm. Da 280 ppm all’inizio dell’era industriale al valore odierno: una crescita continua, una galoppata che ha fatto aumentare del 66% il più importante gas serra. L’aumento che potrebbe derivarne di 2-3 °C della temperatura avrà conseguenze che, per quanto non del tutto esattamente prevedibili, potranno essere devastanti. Per esempio, l’aumento del livello dei mari di 25 metri. Per dare un senso a questo numero basti pensare che 25 metri corrisponde ad un palazzo di 8-9 piani. Quali città verrebbero sommerse? Bangladesh, Shanghai .. Ma anche Dolo, Padova, Rovigo, Pisa, Grosseto, Roma, Ferrara, New York, San Francisco, Treviso. Beh, sommerse è forse un po’ eccessivo: diciamo bagnate (per sempre) fino al terzo, quarto piano dei loro palazzi!
La globalizzazione finanziaria fa ridere a confronto con la globalizzazione climatica e dei suoi costi (umani ed economici).
Il gap maggiore sembra essere tra proprio tra gli allarmi della comunità scientifica e il rilassato e tentennante procedere delle decisioni politiche.
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“Attendere non è un’opzione” perchè “non fare nulla significa non solo che non accade nulla, ma che il costo del riscaldamento climatico sarà molto, molto più elevato”, ha dichiarato ieri (6/6/2013) il cancelliere tedesco Angela Merkel.
L’Italia da sola non basta a fermare (neppure a rallentare) i cambiamenti del clima che stiamo vivendo, ma può dare (una volta tanto) l’esempio. Possiamo iniziare dai trasporti, responsabili di una parte rilevante dell’inquinamento dell’aria. Possiamo puntare ad una mobilità nuova.
Legambiente chiede al nuovo governo di impegnarsi subito su questo fronte: portiamo in Parlamento una legge di iniziativa popolare che vincoli almeno i tre quarti delle risorse statali e locali disponibili per il settore trasporti a opere pubbliche che favoriscono lo sviluppo del trasporto collettivo e di quello individuale non motorizzato (in avvio la raccolta di firme).
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