COMUNICATO STAMPA DI LEGAMBIENTE VENETO
Rovigo, 23 maggio 2014
Folli le prese di posizione pro-trivellazioni
22 milioni di tonnellate di petrolio sarebbero custodite sotto il mare italiano secondo le
stime. Cioè 1/3 dei 63 milioni di barili consumati dall’Italia nel 2013. Quindi petrolio sotto il
mare per 4 mesi. Da estrarre in 6 anni, durante i quali metteremmo a rischio miliardi di euro di
PIL legato a pesca e turismo lungo la costa adriatica, la costa a più alta densità turistica
d’Europa.
È questo, chiede Legambiente, il grande piano per garantire l’autosufficienza energetica del
Paese? Per queste ridicole quantità si vuole mettere a repentaglio il giro d’affari di 17 miliardi
di euro annui generato dal turismo nella sola regione Veneto, con la conseguente perdita di
posti di lavoro?
“L’economia veneta “green” in questi anni ha viaggiato a vele spiegate ed è stata l’unico settore
in controtendenza in questi decenni di crisi – commenta Luigi Lazzaro Presidente regionale di
Legambiente – Agricoltura biologica, turismo, energie rinnovabili, risparmio energetico,
ristrutturazione edilizia delle abitazioni sono comparti che hanno segnato un segno positivo
stabile, e con investimenti comparabili a quelli che si dovrebbero mettere in campo per
estrarre queste quattro gocce di petrolio. Che se ne fa Confindustria Veneto di un “delegato
alla Green Economy” se non è in grado di valutare il peso di questi settori economici?”
“Dispiace che ci siano i soliti confidustriosauri a reagire scompostamente ad ogni ballon d’essai
che si lancia in piena campagna elettorale, ma qualcuno dovrebbe spiegare loro che un
investimento del genere non ha nulla a che vedere con i costi dell’energia delle aziende”.
Questi, infatti, sono tutt’altro che uguali: le aziende fortemente energivore pagano molto
meno delle tedesche. Mentre le PMI, venete e non, pagano leggermente di più della media
europea: ma in Italia solo per 5000 di queste i costi energetici superano il 3% dei costi
aziendali. “La competitività – afferma Lazzaro – non è certo un problema di costi energetici. Se
l’economia non tira, non è perché non abbiamo il petrolio”.
“Sono sconcertanti le dichiarazioni apparse in queste giorni sui maggiori quotidiani. Da
Confindustria a parte del mondo politico italiano, compreso il Ministro Guidi, che da
Confindustria proviene, e si vede, le estrazioni off shore vengono dipinte come un’opportunità
imperdibile. Ma si tratta solo dell’ennesimo tentativo di mantenere in vita un modello di
sviluppo vecchio, anacronistico, utile solo creare ingenti guadagni per pochi a danno della
collettività. Non bastano – chiede Lazzaro – rigassificatori, progetti di porti off shore e il
gigantismo navale a perpetrare lo scempio dell’Alto Adriatico?”.
Una strategia insensata, secondo Legambiente, che non garantisce nessun futuro energetico
per il nostro Paese ma che, al contrario, espone ad enormi rischi i territori costieri veneti e
delle altre regioni affacciate sul Mar Adriatico: basti ricordare il devastante disastro
ambientale causato dall’esplosione e dall’affondamento della piattaforma Deepwater Horizon,
nel Golfo del Messico, di pochi anni fa, senza citare i numerosi incidenti di navi cisterna che
hanno contaminato numerosi luoghi del nostro pianeta con effetti catastrofici per l’ambiente,
gli animali, le popolazioni e l’economia dei paesi colpiti. Anche un piccolo sversamento, in un
mare chiuso come l’Adriatico, sarebbe devastante per l’economia e gli ecosistemi italiani. “E
a fronte di questi rischi, Zuccato, Presidente di Confindustria Veneto, che dice? – chiede
Lazzaro – Che le legittime preoccupazioni espresse dal mondo ambientalista, e non solo, sono
basate sul populismo e sull’emotività che determinano scelte che non guardano al domani. A lui
diciamo che basta saper leggere i dati per capire che la via delle estrazioni come modo per
raggiungere la tanto sbandierata autosufficienza energetica è solo una clamorosa presa per i
fondelli”.
“Ma per mettere a rischio il nostro territorio costiero – prosegue Lazzaro – non è necessario
pensare a grandi disastri che annienterebbero, di fatto, il settore della pesca e il turismo
sulle coste adriatiche. Per dire un secco NO a questa proposta basta pensare agli effetti
dell’estrazioni sul fenomeno della subsidenza che, quando sollecitato da azioni antropiche,
diviene molto più rapido rispetto alla subsidenza naturale, portando danni al patrimonio
artistico-monumentale, perdita di efficienza delle infrastrutture idrauliche, erosione
accelerata della linea di costa, aumento della propensione all’esondabilità, sia dei territori
costieri che interni.”
Mentre i maggiori paesi europei puntano ad un modello di sviluppo basato su fonti di energia
rinnovabili, il Governo italiano intende affrontare il semestre di presidenza del Consiglio
dell’Unione Europea portando con sé una Strategia Energetica Nazionale basata su incentivi
alle lobby dei combustibili fossili, sul carbone, sul petrolio e sulla volontà di dare avvio alle
trivellazioni in tutta la penisola e in mare.
“E’ vergognoso il dibattito di questi giorni – insiste Lazzaro – che ripropone la consueta e
insensata dicotomia fra tutela ambientale e sviluppo economico. È l’ennesima riprova che
buona parte del mondo politico e imprenditoriale italiano non ha capito assolutamente nulla
del concetto di “sviluppo sostenibile”. Ci batteremo con forza, a fianco dei Comuni, degli
Enti e della Regione Veneto per convincere il Governo ad agire in sede europea contro
questi scellerati progetti. Un plauso al Presidente Zaia che, speriamo, saprà resistere alle
sirene della parte meno avveduta del comparto industriale italiano ed al quale chiediamo
di far esprimere ufficialmente tutta la sua giunta regionale”.
L’Ufficio Stampa
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