In questi giorni si sta decidendo il futuro dello sviluppo urbanistico del comune di Dolo e Fiesso d’Artico. E’ in discussione infatti il Piano di Assetto del Territorio Intercomunale per mezzo del quale le due amministrazioni comunali stanno definendo quale sarà l’immagine futura di questa città. Legambiente segue il dibattito comunale con attenzione e apprensione poiché il Pati non sembra avere gli obiettivi di difesa dell’ambiente necessari per questo territorio già profondamente compromesso dallo sviluppo urbanistico squilibrato degli anni passati della Riviera del Brenta così come della pianura veneta.
Ciò che diciamo è sotto gli occhi di tutti e oramai tutti capiscono che è ora di procedere con una svolta radicale rispetto alle politiche passate che vedevano nella edificazione generalizzata la soluzione sia dei problemi economici, attraverso il sostegno operato da questa politica all’industria delle costruzioni residenziali, che amministrativi, in quanto con il soldi incassati dai comuni con le concessioni edilizie questi aggiustavano i propri buchi di bilancio.
Tale politica territoriale è ben rappresentata dallo stato d’attuazione dei PRG attualmente vigenti, nei quali restano ampi residui edificatori non realizzati.
Con questa nota vogliamo denunciare:
Lo smisurato aumento delle cubature residenziali e produttive, non supportato da credibili previsioni di crescita della popolazione. Si cementificheranno altre quote consistenti di aree agricole producendo un grave danno al settore e minacciano la biodiversità fino a portare alla sparizione di alcune specie autoctone.
La mancanza di una visione strategica del sistema dei servizi alla popolazione finalizzata a ridurre l’uso dell’automobile, uno dei fattori di maggiore criticità ambientale e di danno alla salute a causa dell’alto tasso di sostanze inquinanti e polveri sottili che si registrano quotidianamente nell’aria che respiriamo.
La mancanza di idee e proposte per rendere questa area urbana, la più importante della Riviera per il suo ruolo di attrattore dai comuni vicini, un luogo di pregio storico e paesaggistico anche nelle prospettive del suo sviluppo turistico.
La mancanza di attenzione al tema del verde pubblico: opportunità di ristoro degli abitanti e, soprattutto, ostacolo ai processi di degrado ambientale attualmente in corso.
Chiediamo all’amministrazione comunale una riflessione che porti alla rottura con le cattive abitudini del passato e che costituisca una svolta verso uno sviluppo territoriale equilibrato e sostenibile sotto il profilo sociale e ambientale. Chiediamo che:
– vi sia un confronto vero con la popolazione, nonché un’ampia condivisione, come richiesto obbligatoriamente dalle procedure VAS;
– si evidenzino chiaramente le criticità ambientali e i modi di porvi rimedio: inquinamento dell’acqua e dell’aria; consumo eccessivo del suolo; presenza di aree (anche importanti come le scuole) scarsamente servite dai servizi e dalle infrastrutture di trasporto; alta incidenza del patrimonio edilizio vuoto anche perché invenduto; eccesso di traffico sulle arterie principali; assenza di sistemi di mobilità alternativa non inquinante; eccesso di consumi energetici dovuto ad un patrimonio edilizio pubblico e privato vecchio e da riqualificare sia sotto il profilo energetico che sotto il profilo del paesaggio urbano.
– non si prevedano nuove cubature per l’edificazione: quelle che abbiamo bastano e avanzano per i prossimi 10 anni o anche più, visti i processi macroeconomici e demografici che ci contraddistinguono.
– si comunichi alla popolazione con parole chiare quali possono essere i contributi che il piano può dare alla soluzione, mitigazione o compensazione di tali problemi favorendo la codecisione nelle scelte territoriali.
I processi decisori a “porte chiuse” hanno fatto il loro tempo e sono ampiamente superati in larga parte d’Europa. Come dice la normativa vigente in materia di sviluppo del territorio, la sostenibilità ambientale si ottiene solo attraverso un confronto continuo e aperto con i cittadini.
Cambiare, cambiare e cambiare! Questa deve essere la parola d’ordine dell’amministrazione comunale. Invertire la rotta seguita sino ad ora. Redigere un piano che ponga rimedio agli errori del passato e del presente. Porre le fondamenta per un nuovo modo di intendere l’urbanistica locale, la quale non può più pensare in termini meramente quantitativi, spartitori, speculativi.