Sono due milioni in tutto il mondo le vittime associate ogni anno all’inquinamento atmosferico, molte delle quali nel Sudest asiatico, mentre in Europa è stata documentata la correlazione tra livelli di polveri sottili nell’aria e tumori del polmone. Sono i risultati di due studi epidemiologici che hanno messo a confronto diversi modelli della distribuzione degli inquinanti con i decessi registrati in diverse regioni del mondo.
(leggi l’articolo completo su Le Scienze, 13 luglio 2013)
L’inquinamento atmosferico è il grande nemico della salute dei nostri polmoni. Il danno maggiore lo fanno le polveri sottili, con una ben determinata correlazione statistica tra livelli atmosferici di particolato e rischio di carcinoma polmonare. Le cifre sono impressionanti: ogni anno sono due milioni circa le vittime dell’inquinamento prodotto dalle attività umane, mentre arrivano a circa 470.000 quelle associate all’incremento delle concentrazioni atmosferiche di ozono.
L’inquinamento dell’aria risulta così uno dei maggiori fattori di rischio per la salute umana, soprattutto dove l’inquinamento è maggiore, come il sud-est asiatico o la Pianura Padana.
Il rischio di cancro del polmone è dovuto all’esposizione a lungo termine al particolato PM2,5 o PM10 (costituito da particelle di diametro inferiore rispettivamente a 2,5 e 10 micrometri), prodotto principalmente dal traffico veicolare, dall’industria e dal riscaldamento domestico.
E’ preoccupante il fatto che l’inquinamento atmosferico incrementi il rischio di tumore del polmone (in particolare adenocarcinoma) anche per livelli che sono al di sotto dei limiti stabiliti dall’Unione Europea, fissati in 40 microgrammi di PM10 per metro cubo e di 25 microgrammi di PM2,5 per metro cubo.