Cibo per il Clima: I NUMERI
Perché Legambiente propone dei corsi di cucina
Il nostro modo di mangiare è tra le più importanti cause dei cambiamenti climatici. Si stima infatti che il sistema alimentare globale sia responsabile del 37% delle emissioni di gas ad effetto serra.
I numeri dimostrano che il modo con cui produciamo (e consumiamo) gli alimenti ha un profondo impatto sul clima e influenza fortemente le condizioni di aria, acqua e suolo, quindi la nostra stessa salute. Basti pensare che, nel nostro Paese, iI 76% della plastica è usata per gli imballaggi degli alimenti e delle bevande.
Migliorare l’alimentazione rappresenta quindi una delle più efficaci strategie per combattere i cambiamenti climatici, difendere l’ambiente e salvare il Pianeta, senza scomodare le grandi istituzioni. Ciascuno può farlo in prima persona, già a casa propria.
I numeri di alimentazione ed ambiente
Le attività di agricoltura, silvicoltura e altri usi del suolo rappresentano circa il 13% di CO2, il 44% di metano (CH4) e l'82% di protossido di azoto (N2O) delle emissioni da attività umane a livello globale nel periodo 2007-2016, pari al 23% delle emissioni antropogeniche. Se si includono le emissioni associate alle attività di pre e post produzione nel sistema alimentare globale, si stima che si possa arrivare al 37% delle emissioni nette totali di gas ad effetto serra (Fonte IPCC Climate Change and Land 07 August 2019).
Inoltre la produzione di cibo causa circa il 32% dell’acidificazione globale e il 78% dell’eutrofizzazione delle acque del pianeta (fonte Reducing food’s environmental impacts through producers and consumers J. Poore T. Nemecek Science 2018: 360(6392) pp. 987-992).
🥩 Un kg di carne rossa determina la produzione di 25,3 kg di CO2, il consumo di 18.800 litri di acqua e di 346 mq di territorio contro i 5 kg di CO2, i 9.060 litri di acqua ed i 61 mq per un kg di 🐷 carne suina oppure i 4,0 kg di CO2, i 4080 litri di acqua ed i 44 mq per un kg di 🐓 carne avicola.
🥩 🐷 🐓 La FAO prevede un aumento del 76% della quantità totale di carne consumata dalla metà del secolo (raddoppio nel consumo di pollame, aumento del 69% della carne bovina e del 42% nella carne suina), quindi un ulteriore forte aumento delle emissioni dei gas climalteranti.
Da una Indagine ANCC-Coop del 2019 risulta che in Italia vi siano due fenomeni che possono aggravare la situazione perché in crescita: la riduzione del tempo medio giornaliero passato a cucinare da 60 a 36 minuti (in 20 anni, 1998 – 2018) e la crescita annuale della vendita di carne, compresa quella bovina. Da più parti si ritiene strategico contrastare questi due fenomeni per ridurre l’impatto sul clima.
➡️ Anche la questione dello spreco alimentare assume oggi notevole rilevanza. Risulta infatti che nel 2019 in Italia tale fenomeno equivalga a 15 miliardi di euro (quasi 1 punto del PIL nazionale): 12 miliardi di cibo già prodotto e gettato, più 3 miliardi per lo spreco di filiera e distribuzione. Il cibo buttato pesa 700 grammi pro capite, di cui i tre quarti nelle nostre case. I motivi sono banali: cibo scaduto (per il 63%) ed eccessivo acquisto di prodotti alimentari (per il 58%). Dalla ricerca risulta anche che sei italiani su dieci confidano nella capacità della scuola di sensibilizzare i giovani e che ci sia una connessione precisa fra spreco alimentare, salute dell’ambiente e dell’uomo. (Rapporti 2019 e 2020 Osservatorio Waste Watcher e Ministero Ambiente)
➡️ ➡️ Bisogna infine ricordare che il 76% della plastica è usata nel nostro Paese per gli imballaggi del food/beverage e che ogni settimana ciascuno di noi, a causa delle microparticelle di plastica disperse nell’ambiente, assume, assieme al cibo, 5 grammi di plastica, il corrispondente in peso di una carta di credito. (Fonte Indagine ANCC-Coop 2019). Trattare il tema delle scelte alimentari consente, quindi, di affrontare anche il problema dell’inquinamento da plastica e quello della presenza onnipervadente dei derivati del petrolio.
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